Nell’Accordo Stato Regioni del 10/07/2014, siglato da Ministero dell’Interno, Ministero del Lavoro e Politiche Sociali, Ministero dell’economia e delle Finanze, Regioni e Province Autonome di Trento e Bolzano, ANCI e UPI (Unione Province Italiane), è scritto che «tutte le istituzioni coinvolte della Repubblica si impegnano responsabilmente ad affrontare la situazione legata al flusso non programmato di cittadini extra comunitari con spirito di leale e solidale collaborazione».
Abbiamo voluto scoprire come altre amministrazioni d’Italia hanno recepito queste indicazioni e come hanno affrontato la situazione legata all’accoglienza. Nell’unione dei comuni della Val Susa abbiamo trovato una buona pratica: la micro accoglienza.
Cos’è la micro accoglienza e perché riteniamo sia un progetto valido per Reggello:
Come troviamo scritto all’interno del Protocollo d’intesa tra gli enti locali e la prefettura di Torino per l’accoglienza diffusa in bassa Val di Susa di richiedenti asilo e titolari di protezione internazionale presenti in Italia, «l’attivazione di responsabili collaborazioni da parte del comune non comporta alcun onere per il bilancio comunale, in quanto i costi sono totalmente in carico al Ministero dell’Interno e alla prefettura». Il comune potrebbe coordinare un inserimento di queste persone in attività di riassetto del territorio, recuperando quell’equilibrio idrogeologico che dopo l’abbandono di tanti terreni agricoli è diventato uno dei più urgenti problemi da risolvere. Il comune potrebbe favorire con risorse minime la conoscenza e l’incontro tra la nostra cultura e le loro culture onde scacciare quelle paure che solo l’ignoranza può alimentare. Ci merita parlare di ignoranza?
Crediamo che questa impostazione permetterebbe al comune, e alla comunità, di gestire e non più subire i flussi migratori.