Il progetto della micro accoglienza

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Nell’Accordo Stato Regioni del 10/07/2014, siglato da Ministero dell’Interno, Ministero del Lavoro e Politiche Sociali, Ministero dell’economia e delle Finanze, Regioni e Province Autonome di Trento e Bolzano, ANCI e UPI (Unione Province Italiane), è scritto che «tutte le istituzioni coinvolte della Repubblica si impegnano responsabilmente ad affrontare la situazione legata al flusso non programmato di cittadini extra comunitari con spirito di leale e solidale collaborazione». 

Abbiamo voluto scoprire come altre amministrazioni d’Italia hanno recepito queste indicazioni e come hanno affrontato la situazione legata all’accoglienza. Nell’unione dei comuni della Val Susa abbiamo trovato una buona pratica: la micro accoglienza.  

Cos’è la micro accoglienza e perché riteniamo sia un progetto valido per Reggello: 

  1. è un progetto di accoglienza proposto dall’unione di più comuni; 

 

  1. è micro, si basa su numeri esigui di persone da accogliere. Un numero proporzionato ai cittadini presenti sul territorio, in modo che l’ente possa dare servizi di qualità e garantire l’integrazione nel tessuto sociale ed economico, quando possibile; 

 

  1. l’unione dei comuni prende contatti diretti con la prefettura, proponendosi volontariamente per ospitare un certo numero di persone. La prefettura allo stesso tempo si impegna a non inviare su quel territorio altri migranti/ non accettare richieste di cooperative o albergatori che provengono da quel comune; 

 

  1. alloggi in residenze private (affitti) non più in alberghi o strutture comuni. Evitando così la ghettizzazione che si crea quando gruppi numerosi vivono nella stessa abitazione. Questo permette di favorire l’incontro tra i richiedenti asilo e i cittadini, promuovendo un adattamento alla nuova cultura e alle nuove abitudini in modo più spontaneo/informale. 

 

 

  1. Supervisione della qualità del percorso di integrazione (anche di varie cooperative coinvolte) attraverso l’istituzione di una apposita commissione; 

 

  1. Gestione diretta dei fondi, prefettura-comune-controllo qualità- retribuzione alle cooperative. Ad  oggi la prefettura paga direttamente le cooperative che gestiscono i gruppi di richiedenti asilo senza poter controllare la qualità dei servizi che erogano. Per fronteggiare ciò sarebbe importante che il comune creasse una commissione di coordinamento che gestisca le pratiche in materia e valuti in itinere il lavoro svolto dalle cooperative, ed inseguito provveda al loro pagamento. In questo modo i soldi passerebbero dalla prefettura al comune e dal comune alle cooperative in modo più controllato. 

Come troviamo scritto all’interno del Protocollo d’intesa tra gli enti locali  e la prefettura di Torino per l’accoglienza diffusa in bassa Val di Susa di richiedenti asilo e titolari di protezione internazionale presenti in Italia, «l’attivazione di responsabili collaborazioni da parte del comune non comporta alcun onere per il bilancio comunale, in quanto i costi sono totalmente in carico al Ministero dell’Interno e alla prefettura». Il comune potrebbe coordinare un inserimento di queste persone in attività di riassetto del territorio, recuperando quell’equilibrio idrogeologico che dopo l’abbandono di tanti terreni agricoli è diventato uno dei più urgenti problemi da risolvere. Il comune potrebbe favorire con risorse minime la conoscenza e l’incontro tra la nostra cultura e le loro culture onde scacciare quelle paure che solo l’ignoranza può alimentare. Ci merita parlare di ignoranza?

Crediamo che questa impostazione permetterebbe al comune, e alla comunità, di gestire e non più subire i flussi migratori.